Potremmo intitolare così questa riflessione sulla situazione attuale del Museo Nazionale Romano nella sede storica delle Terme di Diocleziano e del Palazzo Massimo a Termini, dove, come vedremo, non si sono ancora completati alcuni interventi risolutivi per la piena fruizione delle strutture e degli allestimenti, come certamente non era prevedibile al momento delle inaugurazioni svoltesi in occasione del Giubileo 2000.
E potremmo partire dai Convegni di Studio organizzati dall’Ordine degli Architetti di Roma alla fine dello scorso anno relativamente al Palazzo Altemps e soprattutto da quello intitolato: “Interventi di Restauro, ristrutturazione e allestimento Museale del Complesso Monumentale Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano e del Palazzo Massimo alle Terme” per avere una visione più completa dello stato dell’arte.
Il Convegno ha descritto il percorso di “costruzione” delle sedi del Museo Nazionale Romano nei suoi momenti fondamentali a partire dall’inizio degli anni ’80, anni in cui le strutture del Museo avevano raggiunto un punto di non ritorno da un punto di vista strutturale, nonostante i grandi lavori degli anni ’30 e ’40.
Infatti alcune opere eseguite dopo la guerra, negli anni ’50 erano state condotte in maniera approssimativa come nel caso della “Sala dei Capolavori”, o nella realizzazione di alcune strutture di copertura delle Aule Termali: dopo il crollo della copertura lignea dell’Aula IV, che aveva comportato numerosi danni anche alle opere ospitate nell’aula, si decise di porre sotto osservazione non solo le Aule Termali ma l’intero complesso monumentale per porre in essere il consolidamento e la messa in sicurezza dello stesso.
L’azione della Soprintendenza Archeologica di Roma, diretta a partire dal 1976 da Adriano La Regina, aveva il compito della tutela, del restauro e della valorizzazione dell’intero patrimonio archeologico di Roma e uno dei primi temi affrontati riguardò la sede storica del Museo ubicata nelle antiche strutture delle terme di Diocleziano e negli spazi costruiti per l’utilizzazione della Certosa di Santa Maria degli Angeli. Il processo di valorizzazione delle strutture antiche delle Terme era iniziato nel 1889, quando si istituì il Museo Nazionale Romano concepito per essere il Museo Archeologico di Roma Capitale d’Italia, onde farvi confluire le opere d’arte che si venivano riportando alla luce con la costruzione dei nuovi quartieri nell’area della città antica. Il museo ebbe sede nel complesso costituito dalle Terme di Diocleziano e dal grande chiostro di S. Maria degli Angeli, oltre che dalle altre strutture di epoca cinquecentesca e successive, appartenenti alla Certosa; il chiostro fu gradualmente liberato per tale sua destinazione.
Periodo 1981-2004
Un nuovo ordinamento del Museo fu previsto e finanziato con la legge speciale per le antichità di Roma, ” la Legge Biasini” approvata nel 1981; la legge nacque da un appello di La Regina sullo sfarinamento dei monumenti marmorei ma rese anche possibile l’acquisizione di altre sedi, Palazzo Massimo alle Terme, Palazzo Altemps a S.Apollinare, Crypta di Balbo alla Botteghe Oscure, destinate all’espansione delle collezioni ancora concentrate nelle Terme di Diocleziano oltre a una grande ed estesa campagna di scavi e di restauri che portarono nuove ed importanti acquisizioni al Museo.
Il Museo Nazionale Romano assunse progressivamente un aspetto organico, con il compito di rappresentare attraverso documenti originali la formazione e lo sviluppo di Roma in epoca antica, in tutti i suoi aspetti: cultura artistica, ordinamento pubblico e privato, religione, economia, urbanistica e forme di insediamento sul territorio extraurbano, soprattutto in relazione alle testimonianze monumentali della città e del suburbio. Una sezione a parte venne dedicata alla storia del collezionismo di antichità classiche, e quindi della conoscenza del mondo antico (nella sede di Palazzo Altemps). Il sistema fu concepito secondo un modello aperto, suscettibile di continua evoluzione e di graduali ampliamenti.
Il sistema museale archeologico comprendeva così numerose sedi diffuse nel tessuto antico della città, tra cui il succitato palazzo Altemps, gli antiquaria Forense e Palatino, la Domus Aurea, la crypta di Balbo, che facevano capo al nucleo centrale del museo, costituito dal palazzo dell’ex Collegio Massimo e dalle Terme di Diocleziano a piazza di “Termini”.
- Terme di Diocleziano.
Sin dagli anni ’80 (proprio nell’ambito della Legge Biasini) furono affrontati numerosi interventi di consolidamento e restauro e rifacimento delle coperture relativi alle Grandi Aule delle Terme, al restauro e consolidamento delle strutture del Chiostro detto di Michelangelo, del Piccolo Chiostro della Certosa, delle casette dei “Certosini”, alla realizzazione delle opere impiantistiche che furono completamente riprogettate in funzione delle progressive destinazioni di parte delle strutture a sezioni del Museo. Da notare come si erano progressivamente acquisite delle zone precedentemente occupate dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio ospitate nell’ala settentrionale del Chiostro di Michelangelo completando così la definizione degli spazi da destinare all’ampliamento del Museo (come vedremo in seguito questa decisione è stata stravolta dalle successive decisioni prese dal MiBACT).
Nelle “casette” dei Certosini furono sistemati alcuni uffici del territorio, i laboratori e gli archivi fotografici della Soprintendenza). Alcuni interventi meritano di essere sottolineati come ad esempio il consolidamento, restauro e allestimento museale dell’ Aula Ottagona (ex Planetario) e quella della ex cappella di S. Isidoro in Thermis, i restauri delle “Olearie” nonché la sistemazione dell’area archeologica corrispondente alla palestra nord occidentale delle Terme con il recupero e restauro del grande mosaico policromo della palestra stessa. Naturalmente la parte impiantistica aveva una grande rilevanza anche in previsione dell’auspicata acquisizione dell’ex Magistero che avrebbe risolto le nuove esigenze del Museo.
Nel settore delle Terme verso la Piazza dei Cinquecento si era progettata e realizzata la sistemazione del giardino storico come “museo archeologico all’aperto”,
il museo epigrafico di Roma ubicato nelle ex Sale dei Capolavori e nelle ex Sale della Farnesina completamente ristrutturate per la destinazione a dipartimento Epigrafico. Sempre a questo scopo si intervenne nelle zone precedentemente occupate dal Medagliere del Museo Nazionale, con l’importantissima collezione Savoia, trasferita nella nuova sede dell’ex Collegio Massimo.
Il restauro del chiostro detto di Michelangelo _ particolarmente significativo il restauro dei colori originali 500’-600’ eschi occultati dalle tinteggiature ottocentesche importate da Torino con Roma Capitale _ la sistemazione del piano terreno con i numerosissimi materiali archeologici e l’allestimento al primo livello del museo della Protostoria di Roma_ collezioni ordinate per grandi temi: formazione e primo sviluppo della città, cultura figurativa in epoca repubblicana, arte e ceti sociali, storia della lingua latina e della scrittura.
Tutti questi interventi avevano visto una complessa fase di preparazione per il trasporto dei materiali archeologici nelle diverse sedi in base al progetto complessivo di riorganizzazione del Sistema Museale.
Gli interventi furono completati nell’ambito dei finanziamenti previsti dalla Legge 23-12-1996 n.651: Misure urgenti per il Grande Giubileo, anno 2000 per il Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano
2. Palazzo Massimo alle Terme e Medagliere del Museo Nazionale Romano (inaugurato il 27-06-1998).
L’ex Collegio era stato destinato a diventare la sede principale del museo: moneta ed economia, cultura figurativa di età tardo-repubblicana e imperiale (le opere d’arte nelle grandi residenze del ceto senatorio: originali greci importati a Roma in antico), le ville di Livia e della Farnesina, la collezione dei sarcofagi, la collezione dei mosaici.
Nel palazzo era stato sistemato il CED della Soprintendenza, gli archivi e, soprattutto, i depositi dei materiali archeologici ubicati al di sotto della zona del Medagliere. Zona di massima sicurezza in corrispondenza della corte del Palazzo.
3) Palazzo Altemps, (inaugurato il 16-12-1997)
Storia della conoscenza dell’arte antica (collezioni Ludovisi, Altemps, Del Drago, ritratti di imitazione dall’antico); sezione egizia.
4) Antiquario Palatino, (inaugurato il 4-10-1997)
5) Domus Aurea (inaugurato un primo percorso di visita il 24-06-1999)
6) Cripta di Balbo (apertura, anche se non completa, il 02-04-2000):
Il momento della elaborazione scientifica connesso con il nuovo afflusso dei materiali dalla città e dal territorio, ha avuto funzione costituente per l’evoluzione del Museo, con sede nel Laboratorio Archeologico, ubicato nel complesso della Crypta Balbi, ove sono state concentrate tutte le attività di studio, analisi, restauro, archiviazione, zone di deposito, oltre naturalmente a funzioni espositive per i materiali provenienti dalle prospezioni archeologiche dell’area.
7) Ex Arsenale Pontificio a Ripa Grande (il cosiddetto Museo del Tevere)
Un ulteriore nucleo espositivo riguardante la storia dei rapporti commerciali nel mondo romano era stato progettato nel complesso demaniale dell’ex Arsenale Pontificio a Ripa Grande (il cosiddetto Museo del Tevere). Recentemente questo edificio è stato destinato, contrariamente a quanto auspicato da molti, a diventare la sede della Quadriennale di Roma.
Progetto di riunificazione delle parti delle Terme separate dalla via Cernaia
Nel dicembre 2004 Adriano La Regina lasciava la Soprintendenza Archeologica di Roma per limiti di età. Prima di lasciare però rilanciò il progetto di riunificazione delle parti delle Terme separate dalla via Cernaia che prevede appunto la demolizione di un tratto della strada in corrispondenza della Palestra settentrionale delle Terme_ come vedremo questa proposta ritorna alla ribalta più volte, per poi ricadere nell’oblio.
Recentemente nell’ambito della proposta del Comune di Roma di una riprogettazione della sistemazione della Piazza dei Cinquecento e dell’area che si estende fino alla Chiesa di San Bernardo (uno degli elementi angolari del recinto delle terme) e a via XX Settembre, si è tornati a considerare il problema.
C’è bisogno di una forte decisione politica e di una presa di posizione chiara del Ministro on. Dario Franceschini che, come vedremo, ha stanziato 10 milioni di Euro per una parte del progetto chiamata “il tunnel archeologico” di collegamento delle Olearie con la Sala dell’ex Planetario. Tuttavia non e stata chiarita la posizione del MiBACT nei confronti della demolizione della strada.
Periodo 2004-2016
In questo periodo la Soprintendenza Archeologica di Roma si trasforma in Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma dapprima sempre con la direzione di Adriano La Regina e successivamente con Angelo Bottini, Giuseppe Proietti, Anna Maria Moretti, Maria Rosaria Barbera e Francesco Prosperetti.
In questi anni, per quanto riguarda il complesso delle Terme, proseguono gli interventi di restauro, consolidamento e valorizzazione tra cui si segnalano il recupero e allestimento del Chiostro Piccolo della Certosa di Santa Maria degli Angeli, il restauro del Fronte della Natatio, con la sistemazione dell’aula VIII delle Terme.
Anche nel Palazzo Massimo alle Terme vengono intraprese importanti opere che partono da una rivisitazione di carattere scientifico riguardante le opere esposte, fondamentali per la comprensione dello sviluppo della cultura artistica a Roma, da cui scaturirono importanti soluzioni relative all’allestimento museale, come l’uso del colore, una diversa articolazione degli spazi, la scelta di innovazioni estremamente significative per la valorizzazione ottenuta soprattutto attraverso una nuova illuminazione in particolare sia della statuaria che degli affreschi provenienti dalla Ville di Livia e della Farnesina.
Sono stati risolti altresì problemi necessari all’abbattimento delle barriere architettoniche ancora presenti nell’edificio, nonchè creati nuovi servizi al pubblico quale la caffeteria ubicata, dopo importanti opere di adeguamento. all’interno del corpo di fabbrica prospiciente la via Amendola, accessibile sia dall’esterno che dall’interno del Museo.
Periodo 2017-2019
La nuova organizzazione del Sistema Museale Romano
Con la Riforma Franceschini viene creato il Museo Autonomo _ Museo Nazionale Romano con le Sedi delle Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo alle Terme, Palazzo Altemps e Cripta di Balbo con la Direzione di Daniela Porro.
Nel novembre 2017, in occasione della presentazione dei progetti 2018-19 del Museo Nazionale Romano il ministro Dario Franceschini, annunciò, tra i vari progetti finanziati anche lo stanziamento di 10 milioni di euro destinato al progetto “Grandi Terme di Diocleziano” che, prevedeva di ricollegare l’aula Ottagona delle Terme di Diocleziano (l’ex Planetario di Roma) allo spazio delle ex “Olearie” Pontificie e al corpo centrale del complesso monumentale.
Numerosi articoli di stampa hanno ripreso l’annuncio del ministro soprattutto perchè la realizzazione del progetto potrebbe comportare la parziale chiusura di via Cernaia, con la necessità di riorganizzare la viabilità della zona.
In considerazione della nuova organizzazione e direzione del Sistema Museale_ che comprende come abbiamo visto oltre alla sede storica delle Terme di Diocleziano, il Palazzo dell’ex Collegio Massimo ubicati nell’area di Piazza dei Cinquecento-Stazione Termini sarebbe estremamente importante che la zona della Stazione, da sempre considerata “Porta della Città” potesse in prospettiva diventare un centro di orientamento, divulgazione e comunicazione al grande pubblico dell’enorme patrimonio da visitare e godere proprio a partire dalle Terme che, pur essendo ubicate di fronte alla Stazione, sono completamente sconosciute ai più (compresi i cittadini di Roma).
Dalle Terme e da Palazzo Massimo potrebbe partire un percorso di penetrazione nel cuore della città, che sarebbe auspicabile proseguisse con una proposta risolutiva per la zona dei Fori Imperiali e l’Area Centrale, per cui sono stati elaborati numerosi progetti, rimasti sospesi in assenza di chiare linee di azione capaci di risolvere anche la dicotomia esistente, tra la Soprintendenza Capitolina e quella di Stato, per realizzare finalmente il Parco Archeologico dei Fori Imperiali da Piazza Venezia all’Appia Antica restituendo l’unitarietà tra l’area archeologica centrale e la “Regina viarum”.
Nell’ambito della Programmazione Strategica Nazionale e Comunitaria è stato recentemente approvato il piano per Grandi Progetti per i Beni Culturali: 103 milioni di euro per 11 nuovi progetti strategici, tra cui 35 milioni per il restauro di Villa Silvestri Rivaldi la cui destinazione è ancora de definire con l’auspicio che possa essere destinata ad Antiquarium comunale o museo interattivo dei recuperi archeologici del Fori Imperiali ritenendo la villa parte integrante dei Fori.
In questo quadro la zona occidentale delle Terme corrispondente alla Sala angolare, la ”Rotunda Diocletiani” potrebbe assumere particolare rilevanza, avviando il progetto
il progetto proposto alla metà degli anni ’80 del secolo scorso che prevedeva l’eliminazione della strada nata alla fine dell’ottocento _ la via Cernaia _ che ubicata in corrispondenza della palestra occidentale delle Terme le taglia in due parti separando l’edificio angolare, l’ex Cappella di S. Isidoro e l’area archeologica adiacente, dal corpo centrale del complesso. Un asse costituito nel periodo dell’edificazione dei grandi ministeri nella nuova Capitale d’Italia: si voleva fare di Roma una capitale sul modello di Parigi, attraverso la creazione di grandi assi viari che sottolineavano l’importanza degli edifici pubblici, ma fu lo stesso Haussman, interpellato sul tema a sconsigliare, anzi a rigettare un simile atteggiamento data l’assoluta particolarità della città di Roma: “(…) la Roma consegnataci dalla storia, racchiusa dalle Mura Aureliane, rappresenta un organismo compiuto, un “miracolo” della storia umana da salvaguardare e valorizzare (…)” Purtroppo non fu ascoltato.
L’aula angolare e le zone adiacenti erano state utilizzate nel tempo, dopo l’abbandono delle Terme, a partire dal ‘500 prima come Granari e Magazzini dell’ Olio dell’Annona Pontificia e poi all’inizio dell’800 per attività o funzione di tipo sociale (Pia Casa d’Industria, Ospizio ecc.). L’aula angolare, in cui nell’’800 furono demolite le strutture dei Granari, fu utilizzata durante la Grande Esposizione Archeologica del 1911 come spazio espositivo per divenire successivamente, agli inizi del ‘900, sala di proiezione cinematografica, ed infine il Planetario della città di Roma nel 1928.
L’idea di questa riunificazione era stata già più volte proposta in momenti diversi _ la prima volta da Corrado Ricci all’inizio del ‘900 _ con soluzioni che interessavano l’intero complesso termale, oltre alla sistemazione della zona della Piazza dei Cinquecento.
In una proposta si prefigurava addirittura la demolizione di strutture edificate nel ‘700 o nell’’800, con interventi di “liberazione” delle strutture imperiali romane, come si può riscontrare nel grande plastico delle Terme attualmente esposto nella sala di accesso alle Grandi aule che fu realizzato negli anni ’30 del secolo scorso per illustrare il progetto all’allora Capo del Governo Benito Mussolini. Comunque da sempre la volontà era stata quella della valorizzazione di tutte le strutture delle Terme ancora presenti sottraendole al degrado dovuto all’incuria. Quindi il tema da affrontare era estremamente articolato perché comprendeva, oltre ad una revisione dell’organizzazione del museo nell’ambito del sistema museale romano, anche complessi interventi di consolidamento, restauro, valorizzazione e funzionalizzazione tesi al recupero di spazi monumentali estremamente importanti a funzioni espositive:
la statuaria di epoca imperiale, proveniente oltre che dalle Terme di Diocleziano, dalle Terme di Costantino, Caracalla e Traiano con una soluzione architettonico-espositiva giudicata unanimemente quasi un “modello” per la museografia attuale, uno spazio assolutamente “magico” come è possibile verificare attraverso le immagini delle mie numerose pubblicazioni. Un’ aula termale, con la più grande volta ad “ombrello” esistente al mondo, che si confronta con la struttura reticolare ” memoria” dell’utilizzazione a Planetario riconquistata attraverso un attento e complesso intervento di restauro che ha riscosso il plauso generale.
L’aula ha ospitato per un periodo i due grandi bronzi del “pugilatore a riposo” e del “dinasta ellenistico” provenienti dalle Terme di Costantino, che erano il fulcro dell’esposizione precedente. Oggi essi sono inseriti nell’apparato espositivo dell’ex Collegio Massimo, mantenendone il pieno godimento dal punto di vista estetico, e ottenendo altresì una loro importante contestualizzazione nell’ambito dei capolavori della scultura antica rinvenuti a Roma ed esposti negli ambienti del piano terra del Palazzo: ma certamente si è perso il loro affascinante rapporto e dialogo con lo spazio architettonico “assoluto” dell’aula termale.
Negli ultimi tempi l’ex Planetario è saltuariamente utilizzato per riunioni organizzate dal Direzione Generale dei Musei con i Direttori dei Musei Autonomi o per mostre o manifestazioni.
La decisione del Ministro, di collegare le “Olearie” al livello inferiore dell’Aula Ottagona risulta quanto mai opportuna perché realizza anche un collegamento con la parte principale del Museo costituita dal Chiostro di Michelangelo.
La proposta è positiva perché la situazione dell’area è ritornata progressivamente a quella precedente all’inizio degli interventi completati per il Giubileo, proprio per una carenza di un piano di gestione delle strutture e del personale di custodia:
nel 2000 il Planetario, l’aula adiacente relativa alla Cappella un tempo dedicata a S. Isidoro, le Olearie e in generale l’area archeologica occidentale erano state sistemate ed aperte al pubblico.
E’ certamente noto a tutti che la mancata utilizzazione e fruizione delle strutture porta al degrado delle stesse, e per di più porta alla cancellazione dell’opera di rilettura delle stratificazioni storiche presenti nell’area _ resa possibile dall’intervento di restauro _ che vanno dalle strutture del I secolo d.C. relative ad un quartiere residenziale e ad un grande edificio pubblico (riconoscibili nello spazio inferiore dell’Aula dell’ex Planetario, oltre che nell’aula adiacente e nella parte adiacente alle terme sottostanti la via Parigi), alle strutture Dioclezianee, a quando resta della settecentesca Cappella di S. Isidoro, il protettore delle Messi, fino alle strutture relative alle proiezioni delle Stelle del macchinario ZEISS del 1914. Con il Giubileo del 2000 si è completato il restauro delle “Olearie”, i depositi dell’olio dell’Annona Pontificia ricavati all’interno dei granari Gregoriani nel 1764.
Naturalmente tutti gli interventi erano finalizzati al progetto di riunificazione delle Terme, progetto che il Ministro Franceschini sembra aver alla fine riavviato: rimangono però alcuni punti critici. La riunificazione delle Terme per essere veramente effettiva dovrebbe prevedere l’eliminazione della strada non soltanto, come si è detto recentemente, la sua pedonalizzazione: sotto la strada possono essere ancora presenti ampie zone del mosaico pavimentale della palestra. La via Parigi fu realizzata come viadotto proprio per diventare un’alternativa per il traffico che avrebbe dovuto essere deviato dalla via Cernaia.
I “Granari Gregoriani” nella zona di Termini
In prospettiva sarebbe auspicabile anche l’acquisizione alla sede del museo nelle Terme di Diocleziano della parte superiore dei granari Gregoriani attualmente occupati dalla III Università di Roma, e il recupero degli ambienti attualmente adibiti ad Ufficio Esportazione del MiBACT, che potrebbero essere opportunamente utilizzati dal Museo che necessita di spazi di immagazzinamento visitabili, aperti al pubblico e agli studiosi, di laboratori di restauro a norma ecc. recuperando inoltre le strutture appartenenti alle Terme.
Le obiezioni e le perplessità nascono dal problema del traffico ma l’eliminazione della strada riguarda solo il breve tratto tra via Romita e via Pastrengo, da realizzare eventualmente in più fasi; la prima potrebbe essere relativa al “tunnel archeologico” (come è stato definito dalla stampa) nel tratto corrispondente all’ex Planetario – Magistero in modo da riconnettere il livello delle “olearie” al livello inferiore dell’ ex Planetario, ripercorrendo le strutture cinquecentesche e settecentesche ed emergendo nella parte superiore della sala, straordinaria promenade architettonica- temporale.
Naturalmente tutte le ipotesi dovranno essere confrontate e discusse con il Comune di Roma, tenendo ben presente che la via Parigi (in realtà un viadotto sulle strutture termali e precedenti) fu creata proprio per consentire l’eliminazione del primo tratto di via Cernaia. Comunque il progetto presenterebbe innegabili vantaggi non soltanto per la comprensione delle successive stratificazioni che fanno delle Terme di Diocleziano uno dei più affascinanti monumenti esistenti al mondo, ma anche per il museo e per la vivibilità e qualità ambientale di tutta quest’area afferente alla Stazione Termini, che sarebbe restituita alla Città.
Note per il completamento degli interventi di Valorizzazione del Museo Nazionale Romano
Tornando alla situazione del museo Nazionale Romano vi sono numerosi problemi da risolvere per il completamento delle opere e la riapertura al pubblico dell’intero Monumento.
La sezione di Preistoria e protostoria del Territorio di Roma, allestita al livello superiore del Chiostro di Michelangelo, è realizzata solo in parte: il progetto originario prevedeva l’utilizzazione dell’intero anello creando un percorso continuo di visita.
Attualmente l’esposizione che prevede un circuito organizzato in senso orario, inizia correttamente ma si arresta a metà del lato sud-ovest; la parte invece ospitata nei lati sud est e nord est si visita a partire dalla fine ed arriva alla metà del lato nord-est.
Sarebbe auspicabile quindi il completamento dell’allestimento secondo il progetto originario, il che comporta la realizzazione di opere di consolidamento e restauro, il completamento della parte impiantistica, l’allestimento degli ingenti materiali archeologici provenienti dalle campagne di scavo anche recenti condotte nel territorio. Le “casette dei Certosini”, nel progetto originario destinate a laboratori didattici o a spazi per studiosi adiacenti alle zone espositive, sono ora divisi tra vari uffici non coordinati tra loro, sottraendo spazi fondamentali per il Museo.
Questa operazione risulta purtroppo oggi impossibile per la presenza degli uffici della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma e del Parco Archeologico dell’Appia antica che occupano appunto le “casette” dei Certosini e parte del livello superiore del Chiostro.
La Riforma Franceschini, separando il Museo dal territorio impedisce alla Soprintendenza di esporre i materiali archeologici provenienti dagli scavi trasformando nel contempo il Museo, da organismo vivo, luogo di catalogazione, studio, ricerca necessaria alla successiva comunicazione al pubblico attraverso una opportuna esposizione , in un “Museo di collezione” chiuso in se stesso.
La sezione epigrafica dovrebbe essere completata al livello superiore del Piccolo Chiostro della Certosa; al piano terreno sono stati allestiti gli Atti degli Arvali e completate le sistemazioni generali compresa la zona del pozzo ubicata al centro dello spazio aperto pavimentata opportunamente per consentire manifestazioni temporanee.
Le grandi aule delle Terme (dalla I alla VII). Consolidate e restaurate a partire dagli anni ’80 sono state sottoposte a verifiche periodiche per valutarne la sicurezza complessiva; deve essere però ancora completato il consolidamento dell’aula VI, iniziato e sospeso per opinioni discordanti tra i progettisti e la D.L. della Soprintendenza, problema a tutt’oggi non risolto.
Ricordiamo che le aule erano destinate nel progetto generale, redatto secondo gli indirizzi di Adriano La Regina, a spazi dedicati ai grandi edifici pubblici della romanità. Per restituire al pubblico le aule chiuse _ salvo brevi periodi in occasione di mostre temporanee come “La via della Seta” realizzata da Studio Azzurro bisogna individuare spazi idonei al ricovero dei materiali per consentire i lavori relativi agli impianti di allarme, elettrici e di riscaldamento, all’illuminazione artistica del Monumento e delle opere esposte, alle pavimentazioni.
Le Grandi Aule, che circondano la Basilica di Santa Maria degli Angeli, sono la parte più monumentale del complesso termale e contengono opere importantissime, come alcuni sarcofagi, le decorazioni del Tempio del Sole, la ricostruzione della porta del tempio di Ankara, e quindi costituirebbero una parte fondamentale nell’esposizione museale.
Per quanto riguarda il Palazzo Massimo alle Terme, il quale ospita anche uffici come del resto la sede delle Terme, potrebbe essere opportunamente incrementata la specificità del Medagliere che non è assolutamente solo una sezione delle collezioni esposte a Palazzo Massimo, ma rappresenta un vero e proprio Museo a se stante, ospitando le collezioni numismatiche di Vittorio Emanuele III (o Collezione Reale), le collezioni Gnecchi, e Kircheriane, materiali provenienti dal territorio, dal sottosuolo romano, dal Tevere oltre a tesoretti monetali da tutta Italia.
La realizzazione di questo progetto, si concretizzerebbe nella valorizzazione e riqualificazione delle sale espositive esistenti, capaci di incentivare l’aspirazione territoriale del Museo Nazionale Romano e di allargarne l’azione culturale fino alla sua indiscussa dimensione internazionale
Le linee guida del Nuovo Progetto potrebbero essere:
Ampliamento della funzione comunicativa mediante l’adozione di strumentazioni informatizzate, grandi proiezioni per la valorizzazione delle monete e delle medaglie che permettano di apprezzare il dettaglio delle lavorazioni e dei particolari più minuti, fornendo così un importante supporto alla visita.
Miglioramento dell’esposizione sia per quanto riguarda l’illuminotecnica per l’equilibrio tra i livelli di illuminamento delle varie zone anche in rapporto all’esigenza di leggibilità delle proiezioni multimediali sulle fasce di coronamento delle pareti e più in generale la customer satisfaction.
Flessibilità dell’allestimento, possibilità di modificazione e di integrazione dei contenuti
Implementazione degli spazi per le Mostre temporanee, aree conferenze e seminari
Laboratori per l’utenza più giovane
Potrebbe essere inoltre realizzato il sistema 4.0 dando seguito a un progetto estremamente significativo per le sue potenzialità, qualificante per il sistema museale : il “Museo senza Frontiere”. Tale sistema potrebbe vedere il Medagliere del Museo Nazionale Romano al centro di una rete internazionale che connetta tra loro oltre al Palazzo Massimo, il Nuovo Museo della Zecca in via Salaria (inaugurato nel 2016 dal Presidente della Repubblica unitamente al Ministro Franceschini) oltre che in prospettiva, una volta restaurata e allestita, la sede storica della Zecca di via Principe Umberto, che ha visto la redazione di un progetto attraverso l’espletamento di un Concorso di Internazionale di Progettazione.
Tornando al tema più generale è stata da poco lanciata una gara internazionale di progettazione (Grandi Stazioni Rail ) per la sistemazione della Piazza dei Cinquecento e delle zone circostanti _ il cosiddetto Nodo di San Bernardo _ per rivedere soprattutto i problemi legati alla mobilità in questa parte delle Città che dovrebbe partire tenendo soprattutto conto delle presenze Monumentali e Archeologiche dell’area a partire dalle Mura Serviane, dalle Terme di Diocleziano e dei possibili collegamenti con la sede del Palazzo Massimo. Sarebbe auspicabile che fossero proposte delle zone di rispetto soprattutto nella zona dell’ex Magistero e dell’ex Planetario, eliminando la via Romita, il parcheggio antistante l’aula ottagona, risolvendo il problema del parcheggio “selvaggio” su via Parigi e soprattutto, come detto eliminando la via Cernaia (ecco uno dei temi da inserire al più presto nella Programmazione Strategica Nazionale e Comunitaria per i Grandi progetti per i Beni Culturali)
Ma forse il nodo più complesso per quanto riguarda il Museo è quello evidenziato lucidamente da Adriano La Regina e Fausto Zevi in una lettera al Ministro Franceschini che riguarda i musei archeologici, nati in stretto rapporto con il loro ambito territoriale, dove vengono raccolte testimonianze materiali e dati conoscitivi. I musei “(…) hanno dunque la funzione di raccolta, di sistemazione e di presentazione al pubblico dell’attività archeologica e delle scoperte che derivano dalla sorveglianza, dalla tutela e da imprese programmate di ricerca; conservano materiali e documentazione che consentono lo studio dei complessi monumentali donde provengono. Dunque, in nessuno dei grandi musei italiani di antichità trova giustificazione un distacco dal territorio…e un problema altrettanto se non più rilevante è quello dei musei minori, i quali sono stati raccolti e convogliati sotto un’etichetta comune nei ‘Poli Museali (…) perché hanno perso il loro stretto legame con l’esercizio della tutela”
“(…) La separazione dei musei di antichità dal contesto archeologico, intervenuta in una forma o nell’altra, nella maggior parte dei casi comporta o comporterà sul lungo periodo non solo la decadenza dell’istituto, che non vedrà arricchite le proprie collezioni e rinnovata, alla luce delle nuove scoperte ,la propria impostazione scientifica ed espositiva: ma anche il frazionamento (e quindi l’inevitabile duplicazione) di strutture e di procedure amministrative con concrete difficoltà nell’esercizio della tutela e della presentazione del patrimonio, oltre che con un prevedibile accrescimento delle esigenze di personale e della spesa”
“(…) Si vede bene dunque che è assolutamente errato il criterio di separare i musei territoriali dalle Soprintendenze, a cominciare dal Museo Nazionale Romano e dallo stesso Museo Nazionale di Napoli…”.
Il problema principale di tutte queste situazioni può essere individuato proprio nella carenza di una corretta gestione degli interventi una volta completati, rispettando le strutture monumentali e gli spazi museali, ma soprattutto mantenendo un atteggiamento conseguente, una linea di comportamento dettata dalla conoscenza e dalla condivisione degli orientamenti culturali e dei progetti realizzati che non vedano disperdere quanto realizzato in precedenza ma che ne completino la valorizzazione per una corretta presentazione al pubblico del nostro patrimonio.
Molti interventi nel nostro paese _ sia di trasformazione che di nuova realizzazione difettano di un fondamentale presupposto che deve precedere e legittimare qualsiasi progetto di architettura e allestimento: una ragionata, lungimirante e condivisa politica culturale. In particolare nel campo dei Musei, proprio perché i MUSEI rappresentano valori simbolico-identitari di particolare pregnanza, è necessario perseguire questo atteggiamento, che comporta un corretto percorso nella costruzione di qualsiasi programma ed in particolare nel campo museale:
un processo che comporta la crescita della conoscenza attraverso la storia e. la sua divulgazione proprio attraverso il “Museo” che a questo scopo deve essere e rimanere luogo di ricerca e di studio.
Lo spazio concesso ad attività effimere come mostre temporanee, eventi legati a successi commerciali più che di carattere culturale, anche se estremamente graditi per il forte impatto mediatico oltre che di affluenza di pubblico è forse eccesivo. Questo tipo di politiche “culturali” hanno infatti un effetto, a lungo andare negativo, in quanto tendono a depotenziare le istituzioni museali, di fatto frenandone l’attività scientifica e di ricerca, puntando tutto sull’effetto “evento” più che sulla effettiva promozione culturale delle persone. Il Museo diventa così una “LOCATION” un contenitore che diventa scena per attività o eventi molte volte “estranei” al Museo stesso.
Il dettato costituzionale, lega la funzione di tutela del patrimonio alla sua promozione, garantisce la libera ricerca, recepisce le forme della sussidiarietà e quindi del coinvolgimento diretto della popolazione nella gestione di settori specifici della vita pubblica in funzione degli interessi generali.
E’ importante ottenere il consenso sociale per un sempre maggiore investimento nel campo dei Beni Culturali per far sì che questo patrimonio sia percepito non solo come fattore di identità, ma anche come strumento di crescita con ricadute rilevanti sul benessere economico e sull’occupazione qualificata, prendendo esempio dalle forme di gestione in atto in Europa: creazione di nuove figure professionali, innovazione e uso delle tecnologie avanzate.
L’istituzione o il rinnovamento o infine la gestione ordinaria di un museo deve essere un’attività attentamente programmata: il progetto è un “percorso”, un processo che parte dal momento in cui si elabora un programma, che viene concretizzato attraverso un progetto, che è operazione culturale, di conoscenza, e di sintesi.
La situazione al momento è generalmente estremamente critica ed esige che ogni intervento sia sottoposto ad un’attenta valutazione che però sia proiettata in un lungo periodo attraverso verifiche periodiche relative al raggiungimento ed al mantenimento degli obiettivi previsti inizialmente; verifiche che prescindano dalla situazione politica del momento, siano al di sopra delle parti, divengano impegno di tutti per il bene comune, molto spesso dimenticato per interessi particolari.
Concludendo
soprattutto e’ necessario garantire una continuità nell’azione sia politica che nell’operato dell’amministrazione. In molti casi si interrompono dei progetti senza alcun motivo non perché non siano validi o necessari, ma solo per sconfessare l’azione di chi ha preceduto o per qualificare la propria. Non esiste un effettivo e approfondito passaggio di consegne tra un soprintendente e l’altro, tra un funzionario e chi ne prende il posto, con gravissimi danni e sprechi di intelligenze e di risorse.